I neonati prematuri stanno nel palmo di una mano, possono pesare appena alcune centinaia di grammi e, nei primi giorni di vita, non sono nemmeno in grado di mantenere una respirazione autonoma o, semplicemente, di succhiare e deglutire.
Ogni anno in Italia, nascono alcune migliaia di bambini prematuri di peso molto basso che chiamano anche “micronati” e hanno molte possibilità di sopravvivere. Tuttavia per aiutare i neonati prematuri a sopravvivere si ricorre spesso a cure che comportano seri effetti collaterali, un problema che caratterizza circa il 10 per cento dei neonati prematuri in tutto il mondo, secondo l’OMS – può portare a disturbi neurologici e di comportamento legati a uno sviluppo non perfetto del cervello: tra questi, deficit di attenzione, iperattività, ritardo mentale, cecità, sordità.
Un caso estremo è stato quello della bimba britannica Charlotte Wyatt nata prematura di 26 settimane, con un peso di 450 grammi e un danno cerebrale gravissimo, tenuta in vita dalle macchine.
Come è possibile aiutare i nati prematuri?
Con i nati prematuri di peso molto basso la preoccupazione principale è la respirazione, l’unica funzione vitale che non era già presente in utero, perché veniva assicurata dalla placenta: i polmoni normalmente si attivano al momento della nascita, ma in questo caso non sono ancora abbastanza maturi per farlo. Gli sforzi dei neonatologi si sono concentrati sulla ventilazione assistita che può contare su particolari macchine in grado di ‘calibrare’ l’aria introdotta nei polmoni in base alla frequenza degli atti respiratori del bambino. Si è cominciato, da tempo ormai, ad utilizzare il surfattante, una sostanza che contribuisce a mantenere aperti gli alveoli polmonari dal momento che nei prematuri è presente in quantità insufficienti, viene estratta dai polmoni di specie animali compatibili con quella umana e quindi somministrata al bambino. Se tuttavia le tecniche di ventilazione assistita sono andate via via perfezionandosi, comportano ancora qualche pericolo. Se da un lato i problemi respiratori costituivano un rischio di mortalità ora drasticamente ridotto, è aumentata, però, l’incidenza della broncodisplasia, una patologia polmonare che può presentarsi in seguito al trauma provocato dalla ventilazione meccanica. I neonati prematuri che soffrono di questa malattia, una volta tornati a casa, possono aver bisogno di ossifeno per qualche tempo fino a quando il disturbo non regredisce completamente.
Oltre a non essere ancora in grado di respirare, il bambino prematuro di peso molto basso non riesce nemmeno a succhiare e a deglutire da solo. Per questo motivo, deve essere nutrito per via venosa (come accade in utero, attraverso la vena ombelicale) con la cosiddetta ‘alimentazione parenterale’ oppure con un sondino gastrico chiamato ‘gavage’. Nel caso dell’ alimentazione parenterale si inietta nel sangue una soluzione contenente il giusto apporto di grassi, proteine, zuccheri, vitamine e oligoelementi. Nel caso del gavage si introduce nel naso un tubicino, che raggiunge lo stomaco, permettendo di somministrare l’alimento materno oppure latte adattato e rinforzato. Sebbene il livello di qualità del latte adattato e rinforzato è altissimo, non ha le caratteristiche immunologiche e nutrizionali del latte materno che rimane il cibo ideale per il neonato. Queste tecniche di alimentazione del piccolo non sono prive di pericoli. Per nutrire il bambino si deve creare una via diretta tra l’esterno e gli organi interni che normalmente non esiste. Il rischio di contrarre infezioni diventa quindi più alto e le infezioni restano una delle principali cause di mortalità tra i bimbi prematuri.
Estremamente fragile e ancora così piccolo, un neonato prematuro deve necessariamente essere manipolato più volte al giorno e non soltanto per gli esami clinici ma anche per tutte le esigenze quotidiane che lo tengono in vita. Ogni manovra, però, può diventare rischiosa. Il bimbo va accudito con grande delicatezza: persino la luce può essere dannosa, perché il suo occhio avrebbe ancora bisogno del buio dell’utero materno, infatti un effetto collaterale della terapia intensiva è infatti la retinopatia, una malattia della retina che può essere causata anche da un eccesso di ossigenazione.
Nei reparti maternità degli ospedali i bimbi prematuri sono maneggiati spesso, per sottoporli a cure mediche e generali. Di solito, avvertono il fatto di essere toccati come stressante e molesto. Le carezze e il massaggio, invece, sono percepiti come qualcosa che dà loro affetto e benessere. Varie ricerche hanno dimostrato che quando il bimbo riceve le cure in ospedale, il polso accelera e i livelli di ossigeno calano, indicando uno stato di stress. Con il massaggio succede il contrario: il polso decelera e i livelli di ossigeno si innalzano, rivelando uno stato di calma e di serenità.
In base ad alcuni studi effettuati negli Stati Uniti è stato evidenziato che i neonati prematuri massaggiati quotidianamente aumentano più rapidamente di peso e sono più vivaci e attivi dei nati prematuri ai quali non viene riservata questa pratica. Rispetto a questi ultimi, i primi si sviluppano più rapidamente anche dal punto di vista neurologico e possono essere dimessi precocemente. Anche in Italia in molti reparti di neonatologia si va sempre più frequentemente osservando che il contatto cutaneo, gli sfioramenti e il tocco amorevole delle mani rivestono un’enorme importanza soprattutto per i bambini nati prematuramente. Per questo motivo vengono sempre più incoraggiati il contatto corporeo con la madre, gli sfioramenti e i massaggi mirati.
Se oggi riescono a farcela anche prematuri molto piccoli non è solo merito dei progressi della medicina ma all’introduzione delle “cure coccolate” e un’attenzione particolare al dolore. Tutto merito della scoperta che anche i neonati prematuri hanno una propria sensibilità e la necessità di contatti.
Oggi al posto del concetto del ‘curare’ si è adottato quello del ‘prendersi cura’. Un tempo il medico era concentrato nel tentativo di far sopravvivere questi piccoli cuccioli d’uomo. Adesso si cerca di rispettare le esigenze di ogni bimbo, preoccupandosi del suo benessere e non solo della salute, creando un ambiente confortevole e limitando i disagi. Le cure coccolate sono una delle conseguenze del successo della ‘marsupio terapia’: se la mamma tiene ogni giorno il suo bimbo tra i seni, a contatto con la pelle, lo stato di salute del bimbo migliora, lascia prima l’incubatrice, cresce più in fretta e l’avvio dell’allattamento è più facile.
Da quando si è scoperto che anche i prematuri provano dolore, le tecniche analgesiche hanno fatto il loro ingresso nelle terapie intensive neonatali. Si sa che lo stimolo doloroso è negativo perché ostacola la guarigione, modifica il metabolismo e aumenta la mortalità. Al contrario massaggi, parole, musica e sguardi aiutano a distrarre il bimbo completamente dal dolore che deve sopportare.
Se il bambino non è in condizioni tali da poter essere tolto dall’incubatrice, si può massaggiarlo attraverso gli oblò. E’ bene usare la punta dell’indice e fargli lievissime carezze sulla testa e sul viso. Se non mostra reazioni negative, si può proseguire. Quando si ha acquisito sicurezza, si può accarezzargli la schiena, le braccia, le gambe e la testa usando uno o più dita, con un tocco molto delicato. Queste prime carezze lo abitueranno a essere toccato.
Se il bimbo sta abbastanza bene da essere tolto dall’incubatrice o è già stato trasferito in una culla normale, si può massaggiarlo tenendolo in grembo. Accertandovi che la stanza sia ben calda, vi consiglio di sistemarvi in una sedia comoda con un asciugamano disteso sul grembo e sulle gambe. Appoggiare il bambino sulla schiena e sostenendo la sua testa con una mano, cominciare massaggiando il torace con l’altra mano usando un tocco molto lieve e delicato. Se il piccolo non risponde positivamente al massaggio, ci sono altre vie per costruire il legame affettivo: tenerlo in braccio, sussurrargli parole dolci, accarezzarlo con tenerezza sono modi per avvicinarsi a lui.
BENEFICI DELLA RIFLESSOLOGIA PER I NEONATI PREMATURI
L’effetto forse più importante e positivo del massaggio riflessogeno è che si crea un legame tra voi e il vostro bambino, fatto molto importante se il piccolo ha trascorso i primi giorni della sua vita in un’incubatrice.
Oltre a questo, la riflessologia vi dà la consapevolezza che state facendo qualcosa di positivo per vostro figlio. Altri effetti sul neonato sono:
fa guadagnare peso
stimola la crescita e lo sviluppo
aumenta i livelli di risposta
migliora la digestione e il metabolismo
riduce il dolore: il massaggio riflessogeno stimola la produzione di endorfine, gli anti-dolorifici naturali del corpo umano.
UNA RIFLESSOLOGIA DELICATA
Soprattutto all’inizio è bene usare un tocco estremamente delicato. La pressione deve essere quella come l’azione di accarezzare il petalo di un fiore. Nelle prime settimane di vita consiglio di usare soltanto la punta dei polpastrelli per massaggiare lievemente prima la testa del bimbo, poi in successione il torace, l’addome, le braccia e le gambe. Il tocco deve essere lento e ritmato, fatto alternando le mani. Quando il neonato si è abituato, si effettua sulle braccia e sulle gambe. Accertarsi che il gomito o il ginocchio siano piegati e sostenere il polso o la caviglia. Si parte dall’attaccatura, schiacciando tra l’indice e il pollice, con molta delicatezza, la parte carnosa dell’esterno del braccio o della gamba, scendere verso la mano o il piede e poi ripetere sull’arto opposto, preferibilmente prima a sinistra e poi a destra. Fare in modo che durante la riflessologia una mano sia sempre a contatto del corpo del neonato. I neonati prematuri riconoscono velocemente l’amore incredibile che fluisce nelle mani dei genitori.